Voci da Kiev: il racconto dei marcianti

La testimonianza di 𝐓𝐞𝐭𝐲𝐚𝐧𝐚 𝐒𝐡𝐲𝐬𝐡𝐧𝐲𝐚𝐤, attivista originaria del Donbass, in Italia da 17 anni. Anche grazie al suo grande impegno è stato possibile il viaggio del #mean a Kiev.

“Avevo paura, quando sono arrivate le prime bombe sui tetti delle case della mia città di Donetsk nel lontano 2014. Avevo paura, quando leggevo i nomi delle vie dove sono stati arrivi dei missili calcolando che erano le vie dove doveva passare mio fratello per recarsi al lavoro. Leggevo i fogli informativi che insegnavano come si deve comportarsi durante esplosione mentre stai aspettando il tuo tram. Ma ancora più paura avevo quando mi sono accorta del silenzio attorno me qua, in Italia, dove vivo da 17 anni. Mentre tu stai in apnea per i tuoi cari ti distrugge lo stringente, asfissiante silenzio attorno te dovuto al silenzio della stampa e dei politici. Ed ecco – il mio silenzio. Per andare avanti fai finta di niente, pensando che tutto finirà in questi giorni. Tua mamma che vive sulle valigie pronta per tornare nella sua città e godere la sua meritata pensione. 8 lunghissimi anni di doppia vita – apparentemente normale e quella dove ogni giorno ti svegli e pensi come hanno passato la giornata tuoi cari, profughi sparpagliate in varie città d’Ucraina o quelli intrappolati nella città natale che diventata palco di un scenario d’orrore scritto e diretto da qualcuno. 10 luglio 2022. Non ho più paura. Con me i fratelli, fratelli della terra che mi ha ospitato per tanti anni, dove sono nati i miei figli – l’Italia. Come unico corpo, unico cuore, unici polmoni che respirano all’unisono corriamo a Kyiv – Movimento europeo di azione non violenta. Per diventare tutt’uno con chi soffre. Come dice antica preghiera del mio amato canto beneventano -IN UNUM – AS ONE. Non sono piu sola. NON SIAMO PIU SOLI”.

 

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