Durante la manifestazione di ieri, nella piazza gremita di persone, adiacente l’ambasciata russa a Roma, Angelo Moretti, Presidente Sale della Terra e spokesman del Mean, ha rilasciato un sentito intervento spiegando le ragioni del Mean – Movimento Europeo di Azione NonViolenda che hanno portato centinaia di attivisti da tutt’Italia a manifestare in piazza per far avanzare la pace e andare in Ucraina a far sentire la vicinanza fisica a un popolo aggredito.
«Mi rivolgo direttamente a tutti i cittadini presenti, ucraini, italiani, bielorussi, russi: la nonviolenza è un fatto serissimo, e, come diceva la Bonino, i non violenti non sono pacifisti e nascondono inquietudine: e noi abbiamo deciso di non stare sul divano!
Quando dal 24 febbraio guardavamo la guerra, vedendo scene atroci di case sventrate e famiglie in fuga su ponti che venivano abbattuti, abbiamo deciso che nessuno ci ha condannato a stare sul divano.
C’è una differenza enorme tra questa e le altre guerre in corso: questa si svolge a due giorni di auto da Roma e quando si è vicini a una guerra si è in parte responsabili di essa.
Essendo noi vicini all’Ucraina, essendo noi europei, vicini a Kyev, non possiamo dire che questa guerra non ci riguarda; e non riguarda solo i governi, è sbagliato pensare che la possano risolvere i governi.
L’accordo di Minsk c’era, era sottoscritto, ma gli accordi non funzionano quando la società civile non è in moto e veramente coinvolta nei processi di pacificazione.Noi dobbiamo immaginare che stasera e nei giorni a venire nessuno ci costringe a non essere nonviolenti in marcia verso Kyev, nessuno ci dice che non possiamo essere noi il corpo civile di pace.
Siamo andati in Ucraina 3 volte, torneremo nei prossimi giorni, e ci siamo accorti che si crea un tappeto diplomatico straordinario con gli ucraini, e anche con i russi, ma solo se mostriamo la nostra vicinanza fisica e siamo presenti con gli ucraini. Troppo semplice parlare di pace qui, troppo semplice farlo dalle nostre case sicure, qui non cadono missili. se facessimo un ragionamento insieme agli ucraini su cosa fare per la pace a kyev sarebbe tutto diverso.Sappiamo che c’è un’escalation nucleare, sappiamo che c’è il rischio della bomba atomica, sappiamo che c’è qualcosa fuori controllo, ma non possiamo immaginare che sia una cosa che riguarda solo gli altri. Noi dobbiamo immaginare adesso cosa può fare ognuno di noi, di concreto, per questa pace. Ci riguarda tutti.
Non c’è mai stato in Europa un momento storico come questo in cui si chiede al movimento nonviolento di essere presente non solo con le idee ma con i corpi, fisicamente, dove ciò avviene.
Quando siamo stati una settimana lì a parlare abbiamo organizzato insieme la resistenza nonviolenta, abbiamo organizzato i Summer Camp per i bambini in difficoltà, abbiamo visto cosa fare per l’evacuazione, cosa fare per far avanzare una resistenza che ha bisogno di spirito e non solo di fucili. Quello che ci hanno insegnato gli ucraini è che senza lo spirito della resistenza non esiste alcuna resistenza.Tutto questo riguarda tutti noi e non solo questo popolo aggredito.
Su questa guerra c’è molta ambiguità: cade un missile e ti trovi chi dice che nel 2013 c’è stata la responsabilità della NATO, c’è stato il Kosovo, c’è stato l’Iraq: verissimo tutto, ma quella famiglia sotto quel tetto è oggi e ora che ha bisogno di noi!Vero è che ora non riusciamo a disarmare Putin, che ad esempio rispetto a Milosevic rappresenta un pericolo nucleare e nessuno sa come si disarma chi ha il potere di distruggere il pianeta, ma sappiamo come fare e per far avanzare la pace, sappiamo che se uniamo le società civili d’Europa, e se riusciamo in qualche modo a intercettare la società civile russa, quella bielorussa, quella moldava, e cominciamo a essere presenti fisicamente, forse le cose cambiano.
Noi invitiamo tutti a fare questa grande riflessione, forse è il momento di andare tutti a Kyev, di esserci fisicamente in Ucraina, e vedrete che la vostra responsabilità aumenta, così invece di pensare cosa possono fare gli ucraini per la pace possiamo pensare a cosa possiamo fare noi per questa pace. »