gabriella debora giorgione – Firmati i “Patti di Leopoli”.  Il MEAN-Movimento di Azione Nonviolenta, insieme ad alcuni comuni italiani e al Coordinatore delle ANCI regionali italiane hanno firmato con venticinque comuni ucraini uno Statement che da oggi regola i reciproci impegni a favore del popolo ucraino aggredito. I “Patti di Leopoli” constano di cinque articoli in tutto tra cui spicca l’istituzione di una Commissione Verità e riconciliazione.
Partita dall’Italia il 24 ottobre 2022, la delegazione del MEAN – composta da Angelo Moretti, Marianella Sclavi, Marco Bentivogli e Riccardo Bonacina, rispettivamente portavoce e componenti del coordinamento del MEAN, insieme ad alcuni sindaci e delegati dei comuni italiani di: Camponogara, con la vicesindaca Vania Trolese; Medicina, con il sindaco Matteo Montanari; Mira, con l’assessora alla pace Irene Salieri; e a Marcello Bedeschi, Coordinatore delle ANCI regionali italiane – ha incontrato martedì 25 ottobre venticinque sindaci dell’oblast’ di Leopoli ed alcuni esponenti della società civile ucraina.
Con il MEAN, anche Gregorio Arena, fondatore di Labsus-Laboratorio sussidiarietà, Paolo Della Rocca del MoVi_Movimento Volontariato Italiano, don Giacomo Panizza, Comunità Progetto Sud, Simone Feder, Coordinatore “La Casa del Giovane”, Paolo Bergamaschi, a lungo consulente del Parlamento europeo per la Commissione esteri.

L’incontro a Leopoli

All’incontro, svoltosi nella Sala conferenze del Seminario teologico di Leopoli, sono intervenuti, con la mediazione linguistica di Tetyana Shyshnyak:
Angelo Moretti, portavoce del MEAN;
Ihor Torskyi, fondatore del Fondo di beneficenza “Azione per l’Ucraina”
Gregorio Arena, fondatore di Labsus-Laboratorio sussidiarietà
Violetta Yanyshevska, presidente della ONG “Associazione ucraina del turismo medico”
M.Z. Kozytskyi, capo dell’amministrazione militare regionale di Leopoli
Marianella Sclavi, esperta internazionale di risoluzione dei conflitti e portavoce del MEAN
Stepan Kuybida, direttore del Dipartimento di politica economica
Andriy Kulchynskyi, sindaco di Truskavets

 

I Patti di Leopoli

Subito dopo i lavori in plenaria, si sono aperti i tavoli di lavoro di gruppo e duali, durante i quali sindaci italiani e sindaci ucraini, con la mediazione dei rappresentanti del MEAN, di “Azione per l’Ucraina” e in modo particolare di Gregorio Arena, fondatore di Labsus, hanno approvato e firmato “I Patti di Leopoli”: uno Statement, un accordo di cooperazione, che da oggi regola i reciproci impegni a favore del popolo ucraino aggredito e della costruzione della pace in Europa.
Lo Statement ha cinque articoli in tutto: Nonviolenza attiva; Patti di Azione Nonviolenta, Amministrazione Condivisa e Sussidiarietà; Accoglienza Diffusa; Patti per la Ricostruzione condivisa; Commissione verità e riconciliazione e Percorsi memoriali e prevede una serie di azioni: aiuti umanitari in Ucraina e sostegno agli sforzi delle municipalità ucraine nell’accoglienza dei numerosissimi sfollati interni; ripresa economica; assistenza nella formazione scolastica e nell’occupazione giovanile; progetti di turismo responsabile e di scambi culturali; sostegno reciproco nella definizione dei sistemi di contrasto alla corruzione; prevenzione e cura delle varie forme di disagio che conseguono alla guerra.

 

Cosa sono i Patti di Leopoli?

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Cosa siano i “Patti di collaborazione nonviolenta” firmati a Leopoli lo spiega Gregorio Arena (nella foto) fondatore di Labsus-Laboratorio sussidiarietà:
Ai sindaci ucraini abbiamo proposto un’idea di ricostruzione diversa da quella tradizionale. Alle strutture pubbliche ovviamente dovrà pensarci lo stato, alla ripresa delle fabbriche ovviamente dovranno pensarci gli imprenditori, alle case dovranno pensarci i privati.
Ma c’è uno spazio di beni pubblici di cui tutti i cittadini dovranno prendersi cura. La ricostruzione, in questo senso, diviene “bene comune” e in questo senso i cittadini ucraini potrebbero prendersi cura di tutti i beni e gli spazi e i luoghi di cui tutti potranno godere.
In questo senso stipulano un “patto di collaborazione” con i propri comuni per una ricostruzione partecipata e condivisa. La progettazione della ricostruzione, dovrà essere partecipata da tutti gli abitanti dei luoghi da ricostruire e MEAN ha in Marianella Sclavi uno dei massimi esperti di progettazione partecipata. E poi dovrà essere una ricostruzione che condivida risorse e responsabilità. I beni ricostruiti insieme si mantengono più a lungo perché se ne sente la responsabilità.
Se poi, come speriamo dopo questo viaggio, si riescono a fare Patti di collaborazione fra comuni italiani e ucraini, si potrebbero coinvolgere i cittadini italiani nella ricostruzione condivisa dei comuni ucraini, ognuno con le proprie professionalità e competenze.

 

Gli impegni dei “Patti di collaborazione”

I comuni italiani – come si legge nel testo dello Statement- si sono impegnati a «Sostenere i comuni accoglienti ucraini nella strutturazione di una rete di accoglienza diffusa per la qualità di vita degli sfollati interni che provengono dalle città distrutte o assediate dell’est Ucraina». In particolare, grazie anche alla presenza di ANCI, i comuni italiani si sono impegnati a «Sostenere il governo centrale ucraino e le associazioni dei Comuni Ucraini nella predisposizione di un sistema operativo di accoglienza diffusa degli sfollati, sostenuto da UNHCR e dall’UE, sulla base del modello virtuoso italiano del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI)» e dei Piccoli Comuni del Welcome.

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Uno dei gruppi di lavoro dei Patti. In primo piano, al centro, Marcello Bedeschi

 

Marcello Bedeschi, Coordinatore ANCI regionali italiane

Al termine di questa esperienza molto significativa posso dire che è stato per me un momento di riflessione e anche di approfondimento di tutte le tematiche sulla pace. Ho capito ancora una volta il dolore e l’atteggiamento del popolo ucraino che va sostenuto. Non è un’impuntatura, quella del popolo ucraino: è un senso di amore profondo per la loro terra.
Come diceva La Pira, bisogna fare dei piccoli passi per poi arrivare ai lunghi passi di pace. Questo è il collegamento e la possibilità di parlare soprattutto tra comunità, ci vuole impegno corale. Quindi i comuni, nella loro esperienza lunghissima, possono portare quel contributo ulteriore per arrivare ad una situazione di vera pace e soprattutto di ripresa e ricostruzione.
Io con i colleghi dell’ANCI cercherò di trasmettere questa esperienza e di impegnare le ANCI regionali, che sono già sensibili, a questa grossa possibilità che abbiamo di manifestare ancora una volta la solidarietà tra comunità e comunità, tra comuni e comuni.

 

Angelo Moretti, portavoce del MEAN

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Non possiamo restare a guardare. È più che mai necessario far avanzare un processo di pacificazione che ha bisogno dell’intervento dei governi, ma che non potrà mai essere delegato ai potenti della terra o progettato solo a tavolino. Tocca a tutti noi costruire ponti di fraternità. E i patti di azione nonviolenta hanno infatti il duplice scopo di creare ponti stabili di fraternità e collaborazione tra le municipalità europee e quelle ucraine e di definirne un metodo di difesa nonviolenta.

 

Don Giacomo Panizza, componente della Cabina di Regia del MEAN

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In un seminario cosa potevamo fare se non “seminare”? La concreta crudeltà della guerra guerreggiata solo in difesa del popolo di Ucraina ci ha imposto parole concrete, vive e credibili nel mentre le dicevamo. Nel seminario teologico della chiesa greco-cattolica di Leopoli, alcuni sindaci di comuni italiani e rappresentanti del MEAN abbiamo espresso la pace da costruire attraverso i termini di collaborazione: patti per la ricostruzione, lavoro, salute, continuazione degli aiuti umanitari, per costruire vera uguaglianza tra le nazioni e democrazia politica, sociale, culturale. Anche stavolta torno soddisfatto in Italia lasciandoli nella Guerra che continua con l’utopica speranza che questi e altri segni di pace fruttifichino presto facendo tacere le armi e gli odi e parlare Le verità e il coraggio della riconciliazione.

 

Paolo Della Rocca, MoVi Movimento di Volontariato Italiano

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Il MoVI sostiene il progetto MEAN fin dal suo lancio ed ha voluto esserci anche a Leopoli per appoggiare i patti di azione nonviolenta tra i comuni nel suo ruolo di rete nazionale di volontariato che ha scelto le progettualità dal basso come forma di protagonismo e di esercizio delle proprie responsabilità di cittadini in chiave nazionale ed europea.

 

 

Giuseppe Nobile, sindaco di Castel di Lucio (Messina)

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A Leopoli abbiamo visto in moto i soldati della pace, che siamo noi e quella parte del popolo ucraino che chiede la pace – ha detto il sindaco di Castel di Lucio, Giuseppe Nobile – abbiamo sentito tanti sindaci e tutti chiedono di riattivare sicuramente gli aiuti umanitari, ma anche l’accoglienza delle famiglie, mamme e bambini, come abbiamo fatto in estate con i Summer camp. E poi tanti progetti, alcuni dei quali molto consistenti. Per questo abbiamo avviato un dialogo con ANCI nazionale e con l’Unione Europea. È stata una proficua occasione anche di conoscenza e relazione tra noi Comuni italiani.

 

Domenico Ruffino, sindaco di Pettineo (Messina)

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Quando abbiamo attraversato il confine a Medyka abbiamo avuto visivamente davanti a noi gli effetti della guerra. Il confine era preso d’assalto da centinaia di donne e bambini e nei loro volti abbiamo visto tutta la disperazione della fuga dalla guerra.
Mi ha molto colpito la dignità di tutti i rappresentanti delle comunità che hanno partecipato a questo incontro di Leopoli. Non chiedevano solo aiuto umanitario, anche se in previsione dei mesi invernali l’aiuto lo dobbiamo dare tutti. Ma soprattutto hanno usato la parola “futuro”: vogliono essere aiutati a ricostruire il loro futuro dopo la guerra. Ed hanno espresso tutto il loro desiderio di essere parte dell’Unione Europea.

 

Matteo Montanari, sindaco di Medicina (Bo)

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L’incontro con gli amministratori ucraini ci ha fatto comprendere a pieno come, nonostante l’emergenza dei profughi ancora in arrivo nei loro Comuni dalla parte orientale del Paese, stiano già tutti pensando al futuro. Un futuro che per gli ucraini vuole essere di pace e all’interno dell’Unione europea. Lavoreremo perché tramite Anci possano crearsi occasioni di scambio e supporto tra i comuni ucraini e quelli italiani. Ancora prima d’essere una questione economica, è per loro una necessità di vicinanza e di visione comune da costruire.

 

Vania Trolese, vicesindaca di Camponogara (Venezia)

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Giorni intensi e densi di emozioni. È il mio primo viaggio in un paese in guerra. Martedì 25 ottobre è stata una giornata piena di incontri e condivisioni. Testimonianze illuminanti di impegno diretto e concreto sia dalla parte italiana che da quella ucraina. In una quotidianità straordinaria c’è che agisce nonostante i pericoli e le criticità. Quel “grazie perché siete qui in presenza” che ci hanno detto invade, abbraccia e affatica il commiato.
Al confine, questa mattina, nel grigio freddo e umido, mentre aspettavamo l’ultimo controllo a fianco di una nutrita fila di cittadini non europei, mi sono sentita privilegiata: io sto tornando a casa, in un paese in pace.

 

Irene Salieri, Assessora ai Diritti umani e alla pace del Comune di Mira

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Sono stati giorni intensi. Nel comune di Mira nei primi giorni di guerra sono arrivate più di un centinaio di persone in fuga, prevalentemente donne e bambini, che sono state ospitate dai parenti già residenti. Il comune di Mira ha prestato assistenza sanitaria, inserimento scolastico, assistenza per le pratiche di soggiorno, raccolta materiali e manifestazioni in piazza. Niente di eclatante, ma certamente un’azione che abbiamo sentito di dover fare con empatia ed entusiasmo.
Quando ho raccontato questo piccolo gesto ai sindaci dell’oblast’ di Leopoli, ho visto le loro espressioni cambiare e ho avuto l’impressione di percepire il sollievo di sapere che i loro cari erano stati accolti.
A quel punto è stato più facile intendersi sui temi della vicinanza, della solidarietà e della ricostruzione, immaginando che la guerra finirà presto e che sarà necessario progettare uno sviluppo sostenibile nei settori dell’industria, dell’agricoltura, del turismo, del patrimonio culturale.
C’è voglia di vivere a Leopoli e di uscire da questo incubo.
I comuni sono uno snodo fondamentale: possono fare molto per avvicinare le persone, costruire ponti di pace fra popolazioni e per fare in modo che i governi si impegnino a promuovere negoziati di tregua e di pace.

 

Il servizio di Vito D’Ettorre a Leopoli

tutte le foto che avete visto fino ad ora sono di Luca DANIELE, quelle della gallery invece sono state scattate durante il viaggio.

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