1. L’amministrazione condivisa
In Italia stiamo sperimentando da diversi anni un nuovo modello di amministrazione, chiamato amministrazione condivisa, fondato sulla collaborazione fra cittadini e amministrazioni per lo svolgimento di attività di interesse generale.
Gli strumenti con cui si realizza l’amministrazione condivisa sono in primo luogo dei regolamenti comunali che con poche semplici regole disciplinano il rapporto fra cittadini attivi ed enti locali, individuando principi, ruoli, responsabilità, strumenti di controllo, etc. e in secondo luogo i Patti di collaborazione.
I patti sono accordi di natura para-contrattuale fra i cittadini associati (anche informalmente) e gli enti locali, mediante i quali le parti concordano tutto ciò che è necessario per la cura dei beni comuni urbani e locali. Ad oggi circa 280 città italiane hanno adottato il Regolamento per l’amministrazione condivisa ed in queste città sono stati stipulati circa 7.000 patti di collaborazione per la cura di parchi, aree verdi di quartiere, spazi pubblici, scuole, beni culturali e molti altri beni comuni, coinvolgendo centinaia di migliaia di persone nella cura dei luoghi in cui vivono.
Migliorando la qualità dei beni pubblici i patti migliorano la qualità della vita di tutti i cittadini, anche di quelli che, del tutto legittimamente, non intendono partecipare ai patti di collaborazione. Ma questo è solo l’effetto materiale, perché l’effetto più importante dei patti è immateriale ed è rappresentato dal rafforzamento dei legami di comunità fra i cittadini che partecipano alle attività previste dai patti. In questi anni di pandemia abbiamo visto infatti che i patti hanno un effetto terapeutico, in quanto aumentano il senso di appartenenza e la coesione sociale, aiutando le persone a sconfiggere la solitudine mentre fanno qualcosa di utile per la comunità.
2. Il principio di sussidiarietà
L’amministrazione condivisa ed i patti di collaborazione sviluppati in Italia negli ultimi anni rappresentano oggi a livello europeo il modello più avanzato e moderno di amministrazione pubblica, in quanto fondato su un principio, quello della sussidiarietà, che innova radicalmente i rapporti fra cittadini ed istituzioni.
Avendo constatato i vantaggi di ogni genere derivanti dall’utilizzo dell’amministrazione condivisa mettiamo volentieri a disposizione degli amministratori pubblici ucraini le competenze e le esperienze che abbiamo maturato in materia, ipotizzando che i patti di collaborazione possano essere utilizzati in Ucraina in almeno due modi (altre modalità di utilizzo potranno naturalmente emergere in corso d’opera).
3. Patti per azioni non violente
Un primo ambito di utilizzazione dei patti di collaborazione riguarda i rapporti fra i comuni italiani e quelli ucraini, finora definiti con la formula dei “gemellaggi”. Proponiamo di andare oltre il mero gemellaggio per parlare invece di veri e propri patti di collaborazione fra comuni italiani ed ucraini, fondati sulla condivisione di risorse e responsabilità nella soluzione dei problemi riguardanti le rispettive comunità. In sostanza, tutte le azioni di sostegno previste da MEAN si svolgeranno all’interno della cornice dei patti di collaborazione fra comuni italiani ed ucraini.
Si tratta di un’applicazione totalmente nuova dell’amministrazione condivisa, perché finora in Italia i patti sono stati stipulati fra cittadini e amministrazioni, non fra amministrazioni. Non essendoci precedenti, si tratterà dunque di sperimentare nuove soluzioni, tenendo conto che i comuni ucraini sono in guerra e per prima cosa hanno bisogno di aiuto per resistere all’aggressione nemica. Proponiamo pertanto di stipulare fra i comuni ucraini e quelli italiani dei Patti di collaborazione per azioni non violente, i cui contenuti potrebbero essere oggetto di discussione a Leopoli il 25 ottobre.
4. Patti per la ricostruzione condivisa
L’altro ambito possibile di utilizzazione dei patti di collaborazione da parte dei comuni ucraini è quello tradizionale dei patti stipulati per la cura dei beni comuni fra cittadini attivi e amministrazioni. In questo caso c’è una ricchissima banca dati a cui attingere, contenuta nel sito di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà), in cui sono pubblicati centinaia di patti, riflessioni, approfondimenti e documenti di ogni genere sull’amministrazione condivisa.
Ma le esperienze italiane riguardano interventi dei cittadini attivi integrativi di quelli pubblici in una situazione di normalità, in cui la vita scorre più o meno tranquillamente. I comuni ucraini invece sono in guerra e quindi in questa fase è probabile che i patti di collaborazione debbano essere usati in maniera innovativa, non tanto per prendersi cura giorno per giorno dei beni comuni, quanto per affrontare insieme, man mano che la situazione bellica lo consentirà, il problema della ricostruzione.
Anche in questo caso mettiamo a disposizione le nostre competenze per aiutare i comuni ucraini, se lo riterranno utile, a stipulare dei Patti per la ricostruzione condivisa di paesi e città. E’ chiaro che i soggetti pubblici dovranno farsi carico della ricostruzione delle infrastrutture, degli edifici pubblici, delle reti di comunicazione, etc., mentre i privati ricostruiranno le proprie case e gli imprenditori le fabbriche. Ma rimane comunque uno spazio enorme per una ricostruzione condivisa degli spazi pubblici, del verde pubblico, delle scuole (intese come beni comuni materiali e immateriali), dei teatri, dei cinema, etc.
5. Ricostruzione condivisa e democrazia
Come accade in generale per tutti i patti, anche nel caso dei patti per la ricostruzione condivisa i vantaggi non sarebbero solo materiali (grazie alla condivisione di risorse preziose quali il tempo, le competenze, le esperienze, le relazioni, etc. dei cittadini attivi coinvolti nella ricostruzione), ma anche (anzi, soprattutto) immateriali.
Innanzitutto, ricostruire insieme il proprio paese pensando al futuro rafforza enormemente i legami di comunità ed il senso di appartenenza. Fondare la ricostruzione sulla collaborazione (che è il contrario della competizione) e sulla condivisione (che è il contrario dell’egoismo) renderà più forti e resilienti le comunità ucraine.
Inoltre, abbiamo visto in Italia che i patti di collaborazione sono delle piccole ma utilissime palestre di democrazia, dove i cittadini riscoprono il gusto di trovare insieme soluzioni ai problemi della comunità. In altri termini, anche se magari non vogliono sentirselo dire, i cittadini attivi fanno politica, usando i loro diritti di cittadinanza per riunirsi, discutere, decidere, partecipando alla vita pubblica in prima persona e non soltanto attraverso il voto. Se questo accade nei patti semplici per la cura dei beni comuni, tanto più i Patti per la ricostruzione condivisa potranno rappresentare per molti cittadini ucraini uno spazio per la ri-scoperta della democrazia, con effetti benefici sull’intera società.
6. I patti sono impermeabili alla corruzione
Infine, c’è un problema più generale riguardante la ricostruzione, perché purtroppo ricostruzione fa rima con corruzione, ovunque nel mondo. Quando si potrà ricostruire arriveranno in Ucraina enormi quantità di denaro, ci saranno da fare gare, appalti, progetti e in tutte queste procedure ci saranno spazi per la corruzione, come sempre quando in gioco c’è l’esercizio del potere e l’erogazione di denaro pubblico.
I patti di collaborazione invece sono un istituto del Diritto amministrativo che per motivi strutturali non si prestano ad essere utilizzati per operazioni illecite. Nei patti non c’è esercizio del potere, non c’è erogazione di denaro pubblico, le regole sono semplici, i rapporti fra i cittadini e le amministrazioni sono totalmente paritari e, soprattutto, tutto ciò che accade nei patti è visibile a tutti. La trasparenza assoluta che governa i patti di collaborazione è il miglior antidoto alla corruzione e, infatti, nei circa 7.000 patti stipulati finora in Italia non c’è mai stato il minimo sospetto di possibili comportamenti illeciti.
Per la ricostruzione delle infrastrutture, degli edifici pubblici, delle reti di comunicazione, etc. è inevitabile che in Ucraina si usino le procedure tradizionali, anche perché sono le uniche che le burocrazie conoscono. Bisognerà dunque vigilare con attenzione su queste vicende, usando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento per tenere sotto controllo i probabili comportamenti illeciti.
Ma oltre a questo c’è poi il grande spazio della ricostruzione condivisa gestita mediante i patti di collaborazione. Grazie alla strutturale impermeabilità dei patti alla corruzione tutti gli interventi di ricostruzione condivisa potrebbero essere totalmente indenni dalla corruzione e da illeciti, un risultato straordinario sia in termini etici, sia pratici. Un motivo in più per riflettere a fondo sull’uso dei patti per una ricostruzione condivisa.
Gregorio Arena
Roma, 20 ottobre 2022